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L’Albero della Vita

Care ragazze e cari giovani,

oggi vorrei parlare a voi

della povertà

anch’essa intesa – come stile di vita – e – non come voto vincolante – nei confronti della Chiesa.

In quanto

il mio carisma

è solo il frutto della mia esperienza di vita e del mio incontro personale con Dio quindi accessibile a tutti lo espongo con semplicità in quanto non ho altri paragoni e ai quali fare riferimento.

Alla radice di quanto espongo c’è sempre comunque il ritorno della creatura nello stato di innocenza – che aveva prima della caduta dei nostri progenitori – e il suo conseguente ritorno all’unità con Dio.

In questa – fusione – della nostra volontà umana – con – la Volontà di Dio – che è – il Divino Volere – trova la sua espressione autentica anche la povertà intesa nel senso di

verginità – nudità – condivisione dei beni.

Il cerchio

In quanto ogni – esperienza – che noi viviamo ha sempre in principio una spiegazione logico-matematica, il cerchio è la figura geometrica che meglio si presta a spiegare cos’è la verginità e la pienezza di vita in quanto, ritornando sempre alla caduta dei nostri progenitori – siamo diventati schiavi – della nostra volontà

il Padre

anche se – eravamo partecipi – di – tutto ciò che era Suo – ci ha – lasciati liberi – ma – questa libertà – che è – il libero arbitrio – noi l’abbiamo usata male:
i nostri progenitori – per meritare – la fiducia del Padre – il quale – voleva rendere – autentica – la loro – libertà di Figli ha voluto – sottoporre – i nostri progenitori ad una Prova ma aimè – non l’hanno superata – e hanno così

coinvolto – anche noi – in questa loro caduta – e – nelle sue conseguenze.

In questa Prova – non c’è stata – nessuna forzatura – da parte di Dio – sulla volontà dell’uomo – intesa come libero arbitrio.
L’unica obbedienza che Dio aveva chiesto ai nostri progenitori è stata quella di non mangiare dell’albero della vita.

Per invidia del demonio però – l’uomo e la donna hanno fatto esperienza del male – e così il peccato è entrato nella loro e nella nostra vita.

Genesi: 2,15-17

“Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino dell’Eden perché lo coltivasse e lo custodisse. Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiarne, perché, nel giorno in qui tu mangerai, certamente dovrai morire”

Adamo e Eva non conoscevano la differenza fra il bene e il male:
erano immortali – erano innocenti – erano felici
perché vivevano per partecipazione – la stessa Pienezza d’Amore – con il loro Creatore.

La loro vita – era – solo Amore. . Amore. . .Amore senza Fine. Per Sempre e per l’Eternità.

Dalle note della Bibbia di Gerusalemme: (Genesi 2,17)

Conoscenza del bene e del male:

questa conoscenza è un privilegio che Dio si riserva e che l’uomo usurperà con il peccato (3,5-22)

“Non si tratta dell’onniscienza, che l’uomo decaduto non possiede, né il discernimento morale, che l’uomo innocente aveva già e che Dio non può rifiutare alla sua creatura ragionevole.

Per onniscenza di Dio:
Intendiamo – la facoltà di – essere a conoscenzadi tutto ciò – che è accaduto in passato – che sta accadendo nel momento presente – e – che accadrà nel futuro – ovvero – conoscenza totale e illimitata – pertinente alla natura divina – in quanto – l’assoluta perfezione – esclude – la possibilità – di un’ignoranza – sia pure minima – e che l’uomo decaduto ha perso.

Per conoscenza del bene e del male
si intende – la facoltà – di decidere da sé stessi – ciò che è bene – e – ciò che è male- e di – agire di conseguenza: una – rivendicazione – di autonomia morale – con la quale l’uomo – rinnega – il suo stato di creatura.
Il primo peccato è stato – un attentato – alla sovranità di Dio – una colpa di orgoglio. Questa – rivoltasi – è espressa concretamente con

la trasgressione – di – un precetto – posto da Dio – rappresentato  sotto l’immagine del frutto proibito
sene mangerai – certamente – tu morirai.”

Cosa significa che se ne mangerai tu morirai?

Significa che l’uomo avendo trasgredito a questo precetto invece di rimanere immortale e nell’amicizia con il suo Creatore si è reso per sua volontà soggetto alla decadenza alla corruttibilità e alla morte.

Genesi 3,1

“Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla Donna: È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino? Rispose la donna al serpente: “dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”.

Ma il serpente disse alla donna: “Non morirete affatto! Anzi Dio sa che il giorno in cui voi ne mangereste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male.”

Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò.

Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e ne fecero cinture.

Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino, alla brezza del giorno, e l’uomo con sua moglie si nascose dalla presenza del Signore in mezzo agli alberi del giardino”

Dalle note della Bibbia di Gerusalemme (3,1)

“Il serpente – serve qui per mascherareun essere ostile a Dio – e nemico dell’uomo:

l’avversario o tentatore il diavolo.

Il serpente- agisce – proprio – in opposizione – al divieto divino – come – se Dio – volesse nascondere – all’uomo e alla donna ciò che – succederebbe loro – se – mangiassero del frutto proibito.”

In realtà

all’uomo e alla donna è successo proprio – il contrario – di quello che il serpente ha detto a loro: “non morirete affatto”

Di fatto

gli – si sono aperti gli occhi – ma non per essere come Dio

In quanto

loro – erano – già come Dio immortali.

Attraverso

l’assenso – della – loro volontà umana- alla tentazione del serpente – al contrario – è – entratanella vita dell’uomo la morte.
Mentre prima della caduta l’uomo e sua moglie erano nudi e non provavano alcuna vergogna ora provano vergogna l’uno dell’altro e si nascondono dalla presenza del Signore Dio.

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica: Il peccato originale

La Prova della libertà (art. 396)

“Dio ha creato l’uomo a sua immagine – e – l’ha costituito nella sua amicizia.
Creatura spirituale

l’uomo – non può viverequesta amicizia – che – come – libera sottomissione a Dio.

Questo è –  il significato – del divieto – fatto all’uomo – di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, “perché quando tu ne mangiassi, certamente moriresti. (Gn.2,17)

“L’albero della conoscenza del bene e del male” evoca – simbolicamente – il limite invalicabile – che l’uomo – in quanto creatura  deve liberamente riconoscere – e – con fiducia rispettare.

L’uomo – dipende dal creatore – è sottomesso alle leggi della creazione – e – alle norme morali – che – regolanol’uso della libertà.”

Il Primo peccato dell’uomo (art.397-398-399)

“L’uomo – tentato dal diavolo ha – lasciato spegnere nel suo cuore – la fiducianei confronti del suo creatore e – abusando – della propria libertà – ha disobbedito al comandamento di Dio.

In ciò è consistito il primo peccato dell’uomo. In seguito ogni peccato sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza di fiducia nella sua bontà.”

“Con questo peccato
l’uomo – ha preferito sé stesso a Dio – e perciò – ha disprezzato Dio: ha fatto la scelta di sé stesso contro Dio contro le esigenze della sua condizione di creatura

e conseguentemente contro il suo proprio bene.

Creato in uno stato di santità

l’uomo – era destinato – ad essere pienamente – divinizzato – nella Gloria.

Sedotto dal diavolo

ha voluto – diventare come Dio – ma senza Dio – e – anteponendosi a Dio – non secondo Dio”

“La Scrittura – mostra – le conseguenze drammatiche – di questa prima disobbedienza.

Adamo e Eva – perdono immediatamentela Grazia della Santità originale e – cominciano – ad – avere paura di Dio

Genesi: 3,22

“Poi il Signore Dio disse: “Ecco l’uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che egli ora non stenda la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre.

Il Signore Dio – lo scacciò dal giardino di Eden – perché – lavorasse il suolo da cui era stato tratto.”

Mi piace sottolineare il fatto che il Signore Dio – parla di sé stesso – dicendo è diventato come uno di noi cioè – parla al plurale.

È evidente il chiaro riferimento con il quale – il Signore Dio si identifica – con le tre persone della Santissima Trinità: Padre-Figlio e Spirito Santo.

Questo concetto di Santissima Trinità per ora – espresso da Dio – in maniera velata e misteriosa sarà rivelato nel Nuovo Testamento da Gesù stesso quando dice: (Giovanni 16,13)

“Quando verrà lui, lo Spirito della Verità, vi guiderà a tutta la Verità, perché non parlerà da sé stesso, ma vi dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo vi ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.”

Mi piace evidenziare che Adamo scacciato dall’Eden – è costretto – ora – a lavorare la terra dalla quale – lui stesso è stato tratto – e che ci – ri-accoglierà nel giorno della nostra morte.

“Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai”

dice il sacerdote durante – il rito dell’imposizione delle ceneri-  il mercoledì che apre la Quaresima.

Genesi (2,7)

“Allora il Signore Dio – plasmò l’uomo con polvere del suolo – e soffiò nelle sue narici un alito di vita – e – l’uomo divenne un essere vivente.”

Questo alito di vitasoffiato – dal Signore Dio nelle narici di Adamo è – lo Spirito Santo – attraverso il quale l’uomo partecipava alla sua stessa natura divina.

Si è rotto il ponte che ci univa alla volontà di Dio.

Ci siamo staccati da Lui come un tralcio che staccandosi dalla vite muore.

 Avendo perso l’Amicizia con Dio
le creature scacciate dall’Eden cominciano la loro esistenza sulla terra – in corpo e anima – ma ormai sono diventate imperfette avendo perso per sempre la totalità della somiglianza con Dio che avevano in principio:

quel Tutto

che ci faceva una cosa sola con Dio nostro Padre e Creatore in quanto l’unica legge in vigore nell’Eden era quella dell’Amore.

Riflessioni

Rinchiusi – ora – in un tempo e uno spazio limitato – e attraverso – lo scorrere del tempo – della nostra vita
noi – tendiamo – verso la fine di essa – che è la nostra morte corporale
che è contemporaneamente
il ritorno – al nostro principio creante – alla nostra origine – che si oppone – al peccato originale –

l’uomo è ora sottoposto al divenire

Pertanto la sequenza è questa:
La nostra Origine = Completezza – Totalità – Cerchio Chiuso-
Peccato Originale = Divisione – Rottura del Ponte fra noi e Dio – Perdita della Sua amicizia
Divenire = Tensione – Movimento – Andare verso il nostro fine – che è anche – ritorno alla nostra origine.

Il Divenire lo si capisce bene anche attraverso l’analisi logica: ed è un punto fondamentale del mio carisma.

Possiamo considerare – l’Essere – in due modi:
L’Essere – in sé stesso – che è rappresentato dallo – stato in luogo

Questo Essere rappresenta Dio – l’Essere Sussistente – il Primo Motore immobileIncreatosta in piedi da solo perché – non ha bisogno di essere mosso – e – non ha bisogno di andare – per Essere
L’Essere – inteso – come – moto a Luogo – che implica un movimento – un andare verso
Questo è – l’Essere – di noi creature – sempre in movimento – che andiamo – sempre in cammino.

Questo movimento – non indica – però – un tornare indietro – è sempre – un tendere in avanti.
Ovviamente se – ci manteniamo in stato di Grazia – Nel caso – non ci manteniamo in stato di Grazia – siamo sottoposti ugualmente al Divenire ma invece – di andare verso la Vita Eterna – andiamo verso la Dannazione Eterna.

Dovunque c’è moto – e – quindi divenire – che non basta a sé stessoc’è imperfezione Questo nostro andare verso il nostro Principio Creante è – un tendereverso la nostra Perfezione.

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Contemporaneamente
a questo nostro tendere verso l’alto – intessiamo relazioni – fra di noi – per trovare un completamento – a ciò che manca alla nostra imperfezione. In quanto facciamo parte – di un grande universo collettivo – nel quale – abbiamo bisogno gli uni degli altri – e nel quale – siamo responsabili gli uni degli altri – per vivere sulla terra – intessiamo fra di noi relazioni.

Ci sono
le relazioni in verticale – o – processioni – e – le relazioni orizzontali fra di noi – esse – non – si escludono a vicenda – ma – si completano.
Noi creature ci relazioniamo – sempre ed unicamente – per trovare – una completamento – di ciò che ci manca.

La nostra esistenza
è segnata da questa divisione – da questa rottura del cerchio iniziale – che ha dato vita – all’eterna dualità.

Questo è il mio carisma
riuscire a trasformare – l’essere riuscita a trasformare il fare – l’andare – il movimentonell’Atto di Essere

È molto difficile
In quanto noi siamo – mendicanti d’Amore – ci rivolgiamo – con più facilità – verso le creature – che – verso il nostro creatore:
per questo l’uomo si unisce alla donna per formare una carne sola.

Ma in principio non era così.
Per capire – il significato – di verginità – voglio riprendere – un concetto teologico–  elaborato da San Tommaso d’Aquino:

il movimento circolare delle creature – e – il movimento lineare delle creature.

In definitiva sono la stessa cosa
Nel senso che – tutto è ordinato – e va – inesorabilmente verso la sua fine – che però – è anche – il suo principio.

Il cerchio è – la figura geometrica perfetta – che meglio rappresenta – il movimento circolare della vita – e – il ritorno delle creature alla loro origine.
quando – vogliamo tracciare un cerchio – partiamo da un punto preciso-  e quando – abbiamo finito di tracciare il cerchio – il divenire ritorniamo – nello stesso punto dal quale siamo partiti-  e – il cerchio si chiude
noi usciamo
dal nostro Principio Creante=Ente Sussistente=Che esiste per sé stesso – che sta in piedi da solo – non ha inizio e non ha fine – è completo in se stesso perché non manca di nulla        e
vi – ri-torniamo.

Dio è increato
Dio non ci ha creatiper necessità Dio non ha bisogno di noi   per esistereoper completarsi.

Dio ci ha creati per – un rigurgito del Suo Amore – per un traboccare del Suo Amore

Dio è – talmente pieno d’Amore – che ha – voluto donarlo – anche a noi – per partecipazione.

Per questo motivo tendiamo – e – andiamo – verso lo scopo – per il quale siamo stati creati – La vita eterna
E attraverso questo movimento o divenire noi ci avviciniamo sempre di più all’oggetto del nostro desiderio che è: Dio.

È solo Lui che può spegnere ogni nostra sete
piùci avviciniamo a Luipiùci perfezioniamo e – incarniamo in noi – una sempre – maggiore somiglianza con Lui che è il nostro Creatore.

Per Analogia:      in quanto siamo stati creati – a – Sua Immagine e Somiglianza riflettiamo – qualcosa di Lui.

Diego Fusaro:        San Tommaso d’Aquino     “Essenza ed esistenza, analogicità e partecipazione”
“Dio – è l’Essere – mentre le creature – hanno l’essere. Dunque il termine – essere – non è lo stesso – quando è riferito – a Dio e alle creature.
Tra – l’essere di Dio – e quello –  delle creature – non vi è – né identità – né assoluta opposizione – bensì analogia.

Le creature – in quanto esistenti – sono simili a Dio – ma – Dio non è simile a loro:
ecco il principio della analogicità dell’essere                                   (analogo = simile – ma di proporzioni diverse).
In più le creature
hanno l’essere – perché viene loro dato da Dio – il quale partecipa (=dona) loro l’esistenza.
Cosi le creature – hanno l’essere per partecipazione – mentre Dio – è l’essere per essenza”

A mano a mano
che la nostra vita trascorre – in questo inesorabile divenire – se ci comportiamo bene – e – ci manteniamo in uno stato di grazia partecipiamo – sempre di più – della Sua stessa Natura Divina

La Scala Gerarchica
È come se noi –  salissimo tanti gradini di una scala – e – per ogni gradino che facciamo – saliamo di un – Grado di Perfezione e realizziamo in noi – il Grado di Santità – al quale – siamo stati chiamati sin dall’eternità – e che – troverà la sua piena realizzazione in Paradiso
Le anime che – mettono in pratica i consigli evangelici – si può dire – che si staccano dal mondo e – pur rimanendo nel mondo – cominciano già in questa vita – attraverso un cammino più rapido – e – più sicuro – ad assomigliare – sempre di Più – a Dio.

Per farvi capire questi Gradi vi faccio l’esempio del sole
Il sole è – l’astro per eccellenza – che emana – calore e luce – da sé stesso
contemporaneamente – riscalda ed illumina – anche la terra che altrimenti sarebbe – fredda ed invivibile
Ora più noi – ci avviciniamo a Dio – che è – rappresentato dal Sole – e più – siamo illuminati dalla sua luce.
Pertanto – a mano a mano – che – ci avviciniamo a questo astro- e – partecipiamo della sua luce – cominciamo a vedere la nostra realtà e quella del mondo – in modo sempre più chiaro.
Inizieremo a vedere in modo sempre più chiaro anche – le nostre imperfezioni – che ci impediscono – ancora – di avvicinarci troppo a Lui.
In quanto – siamo deboli e peccatori – dobbiamo – dirigere il nostro sguardogradatamenteverso la luce del soleper non rimanere accecati dalla sua intensità.
Quando la nostra anima – si sarà rafforzata – allora potremo avvicinarci – maggiormente – a questa sorgente di luce – perché – non verremo accecati da essa.

Questo cammino si chiama – ascesi
è – purificazione – dalla ruggine dei nostri peccati e delle nostre imperfezioni
significa – che la nostra volontà umana – che – è costretta da uno sforzo da una faticasi fonde – gradatamente – nella volontà di Dio – e – comincia – già qui sulla terra – a vivere – in una pienezza – nel Divino Volere

L’Ascesi
che pratichiamo – con le nostre forze – è attiva – e si differenzia
dalla mistica
la quale presuppone – un intervento diretto di Dio – sulle nostre facoltà.
In questo caso – noi rimaniamo – in un atteggiamento passivo delle nostre facoltà – perché – è Dio che fa tutto – in quanto la Grazia lavora in noi anche – senza il nostro consenso.
Si rimargina – si ricongiunge – gradatamente – la spaccatura – che – si era creata fra l’uomo e Dio – causata dal peccato originale.

Si ricostruisce il ponte.

e – iniziamo a muoverci – fra terra e cielo – e – viceversa – con maggiore agilità – perché diminuiscono – sempre di più – quegli impedimenti – che ci – rendevano dissimili a Dio – e – si realizza così gradatamente

la nostra divinizzazione

Ri-torniamo a vivere per partecipare e in pienezza – sempre di più – della stessa Natura Divina di Dio

La teologia contemporanea
ha perso – questo concetto fondamentale – nel senso che parla – solo – della salvezza operata da Gesù mediante la Sua morte in Croce per la nostra Redenzione – ma non parla – contemporaneamente – anche della nostra divinizzazione.
In quanto- si è perso – il senso del trascendente – dell’assoluto di Dio (che va oltre la nostra finitezza e la nostra comprensione) la teologia dell’oggi – ha perso di vista – il concetto di divinizzazione:
il nostro rapporto – con Dio – ovvero – il Rapporto fra creatura e Creatore.

Perché se è vero
che lo scopo della nostra vita – è la salvezza della nostra anima (in quanto ci dobbiamo salvare) e ci salviamo perché – Dio è Misericordioso – dobbiamo – però anche – diventare – sempre più – somiglianti a Lui.

Dall’Anticristo di Gianni J. Bozzo: “La salvezza delle anime”
“Ma la Chiesa cattolica – ha abbandonato l’anima – la dimensione dell’uomo – che – guarda verso l’Eterno

perché l’uomo non è più considerato – nella sua personalità – umana-divinain relazionecon il Dio Trascendente.

La salvezza è aperta a tutti
ma noi – cristiani battezzati – dobbiamo anche divinizzarci – nel senso che dobbiamo salire sempre più in alto
Infatti un uomo – può essere stato un grande peccatore – tutta la vita – oppure – ha vissuto – nell’indifferenza nei confronti di Dio poi – all’ultimo momento – si pente – si confessa – e – si salva – ma in modo meschino.

Ciò costituisce – sicuramente – un processo di salvezza – ma – attraverso lo sforzo dell’ascesi – e con – l’aiuto della Grazia operante in noi – ci – di-s-umanizziamo – sempre di più e – ci – ri-vestiamosempre più dell’uomo nuovo: il Nuovo Adamo – Gesù

salvarsi – = – divinizzarci

Questo – grado di Perfezione – lo raggiungiamo solo in Paradiso – quando entreremo nella beatitudine dei santi

Pertanto – il cominciare – già – a vivere qui sulla terra – in modo virtuoso – è cosa – non solo buona – ma anche eccellente

ecco – il significato della verginità: mettere – Dio – al centro – della nostra vita

Fino a quando le relazioni
le cerchiamo – per interesse – o – per desiderio – avremo sempre – in noi – quel vuoto – che – solo Dio può colmare.
Ci relazioniamo per interesse.
Difficilmentele nostre relazionihannouna radice di gratuità.
Diamo per avere – vogliamo sempre un contraccambio – da qui nasce – l’egoismo- e – la volontà di possesso – nei confronti delle persone e sulle cose.

Concludo con questo pensiero tratto da        “Piccole Storie”

Ho imparato a contare
Su me stessa quando
Appoggiandomi a chi
Mi diceva di esserci
Mi ha lasciato cadere
Rimaniamo con Gesù – il nostro Amico del Cuore – che non tradisce mai – e – diciamo a Lui.      Tu – Solo – Tu
Nel Tabernacolo di ogni Chiesa – Lui – vi sta aspettando perché – Arde d’Amore per Voi – perché siete – Le Sue Piccole Marie” che camminano sulle strade della città.

Con Affetto
Maria Cristina