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Fondazione San Rocco

Scuola Religiosa Cattolica

Buongiorno, mi chiamo Maria Cristina e vorrei farmi conoscere pubblicamente, come opportunità, per condividere con chi mi sta leggendo il mio pensiero, il mio carisma e il mio stile di vita.

Maria Cristina Nava

Vivo da anacoreta urbana in Como e da circa due anni, attraverso l’azione dello Spirito Santo, che mi ha indicato il cammino da seguire, ho scritto un mio carisma proprio, in collaborazione con la Diocesi di Como nella persona di mons. Ivan Salvadori – Vicario Generale e Teologo.

Attraverso un cammino, abbastanza difficoltoso, di crescita umana e spirituale, ma soprattutto di introspezione e di ricerca di me stessa, ho avuto la chiara consapevolezza che se volevo incontrare Dio, in modo serio e radicale nella mia vita, dovevo rimanere nel silenzio, per dare a Lui la possibilità di parlarmi e per dare a me la possibilità di ascoltare la Sua Voce, perché solo in questo modo, avrei potuto capire il messaggio che voleva trasmettermi.

Così, adagio adagio e con molta fatica, ho iniziato a lasciare tutto ciò che per me poteva essere relativo e che poteva rallentare, durante il mio pellegrinaggio sulla terra l’incontro con l’Altro ed Eterno Sconosciuto – (Dio Padre-Gesù Verbo Incarnato- Spirito Santo Amore) ovvero la Santissima Trinità.

Ho iniziato così a scrivere quello che lo Spirito Santo mi dettava e che sottoponevo regolarmente all’attenzione di mons. Ivan Salvadori, il quale, avendomi dato fiducia, mi ha permesso di capire, durante questi due anni di eremitaggio, che avevo una spiritualità mia, unica ed irripetibile all’interno della Chiesa e che la mia vita non è lettera morta.

Fondazione San Rocco è nata in questo modo

Diciamo che ho avuto una “chiamata nella chiamata”, in quanto la voce di Gesù si era già fatta sentire nella mia vita, confermandomi nella vocazione religiosa, ma la mancanza di salute, mi ha sempre impedito di poterla realizzare all’interno di una comunità già esistente. Questa chiamata voluta dall’alto per dare inizio ad una nuova forma di spiritualità, che potesse essere di sostegno a me stessa, ma soprattutto alla Chiesa, in quanto vita consacrata, l’ho avuta all’inizio della pandemia quando mi sono ritrovata “sola” e senza un reddito sufficiente da permettermi una esistenza dignitosa. Ho capito in un istante che ero sola, senza lavoro, senza soldi e con una forma di disabilità, conseguenza di una disgrazia avuta all’età di dodici anni che ha segnato in modo drammatico-invasivo e permanente la mia vita.

Con l’arrivo della pandemia Gesù, il mio Sposo, il quale sa, che avevo un carattere abbastanza indocile e ribelle, mi ha chiuso tutte le strade che in quel momento mi davano una certa sicurezza e così non ho più potuto scappare. Mi sono aggrappata a Lui con tutte le mie forze e con tutto l’amore di cui ero capace, e in quanto facevo fatica, innanzitutto a capire cosa volesse da me, ma soprattutto a corrispondere a questa chiamata, mi ha addirittura inchiodata nel letto, nel senso che non riuscivo più a reggermi in piedi, così l’unica cosa che potevo fare, sdraiata nel letto, era: Ascoltarlo; e così la resistenza che ponevo al Suo Amore, che si faceva sentire in me attraverso la voce dello Spirito Santo, ha lasciato spazio lentamente, ma con grande sofferenza fisica-psicologica e spirituale, ad una grande trasformazione della mia anima e della mia persona.

All’inizio di questa esperienza non capivo bene cosa stava succedendo in me in quanto mi sono sentita catapultata in un mondo fino ad allora abbastanza sconosciuto. Lo Spirito Santo parlava in me con un linguaggio nuovo, mai udito fino ad allora, perché mi stava insegnando a non pensare più in modo umano ma in modo divino in quanto si stava realizzando in me una vera e propria assimilazione e fusione della mia volontà umana alla Sua Volontà Divina.

Sono semplicemente tesoriera dei” beni spirituali” del mio Sposo e come sua portavoce mi sembra “che con la scusa” che dobbiamo fare entrare tutti nel recinto siamo rimasti in pochi noi; secondo il criterio del Buon Padre di Famiglia dovremmo cominciare con il pensare seriamente alla gioventù di casa nostra perché non abbia ad andare a cercare in altre direzioni pericolose.

Avverto in me la chiamata ad evangelizzare i giovani: in modo chiaro e con la coerenza della mia vita, nel tentativo di indicare loro la via maestra che porta all’incontro con il Dio-Amore – nella Verità: alla ri-scoperta delle nostre radici comuni di cristiani-cattolici e di battezzati – nella tradizione della Chiesa:

Giovanni 3,2-8

Costui (Nicodemo) andò da Gesù di notte. . . gli rispose Gesù: “in verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio” Gli disse Nicodemo: “come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?” Rispose Gesù: “se uno non nasce da acqua e Spirito non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene ne dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”.

Sono andata avanti un bel po’ così, a metà strada fra lo stupore per quello che stava accadendo in me, la paura del domani dovuta alla precarietà della mia salute e alla pandemia e ho vissuto durante questo periodo la più grande crisi esistenziale e spirituale della mia vita. Già molto provata, sin dall’infanzia dalla malattia, ho avuto un vero e proprio collasso, nel senso che per ottenere quello che voleva da me il mio Sposo mi ha a letteralmente massacrata.

In quanto vivevo da anacoreta ero collegata con il mondo solamente attraverso un piccolo cellulare, dal quale hanno iniziato a connettersi, così provvidenzialmente e non volutamente, tramite internet, notizie che mi servivano per rimanere aggiornata, quel tanto che bastava per non sentirmi completamente isolata, fino al giorno 15 settembre 2020, giorno tragico, in cui è stato ucciso don Roberto Malgesini.

Ricordo con grande lucidità che quel giorno sono stata “più male” del solito e ho avvertito dentro di me chiaramente queste parole che don Roberto mi stava rivolgendo:

vai a San Rocco e raduna il gregge; continua tu ciò che per chiara volontà di Dio ho iniziato e ho lasciato.”
Don Roberto Malgesini

Non avendo mai conosciuto personalmente e neanche mai sentito parlare del don, non sapendo neanche del suo apostolato e neanche della sua uccisione, in quanto per vocazione sono contemplativa-anacoreta, mi sono molto stupita per questa chiamata, però certa che fosse la voce dello Spirito Santo a parlare in me, mi sono rivolta a mons. Ivan Salvadori, spiegando a Lui il contenuto di quello che avevo udito. Avendo mons. Ivan creduto a quello che stavo dicendo mi ha dato fiducia e così, pur con molta fatica, ho proseguito in questa direzione ignara di quello che Dio potesse volere da me e sul buon esito del risultato finale.

Da quel giorno il mio crisma ha iniziato a prendere sempre più  una fisionomia ben precisa in quanto lo Spirito Santo gradatamente mi indicava la via che dovevo seguire: un po’ per forza e un po’ per amore, spronata dai bravi sacerdoti della diocesi, nei momenti di crisi, soprattutto, quando lo Spirito girava via improvvisamente, e come fiamma guizzante mi depistava su nuovi sentieri, che non conoscevo, fra ostacoli che in quel momento mi sembravano insuperabili, fra l’incertezza e la precarietà di questo insolito cammino da pioniera.

Capisco solo ora che il carisma di Fondazione San Rocco, che ho scritto in questi anni, è semplicemente la storia della mia vita, che è stata unica ed irripetibile come del resto quella di tutte le fondatrici e che questa strada l’avevo tracciata appunto con la mia stessa vita.

Don Roberto, con il suo martirio, ha gettato il seme che piano piano è germogliato e con me ha trovato una continuità; don Roberto, mi è sempre accanto per dirmi cosa devo fare, perché è stato lui, lo stesso giorno della sua uccisione, che mi ha dato questo mandato.

Giovanni. 12,24-26

In verità, in verità io vi dico: “se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.”

Ho anche capito, durante il mio percorso, che la Chiesa senza la vita consacrata non va da nessuna parte e può darsi che, avendo terminato il mio servizio di fondatrice e carismatica, debba anch’io ora, lasciare il posto a qualcun altro perché insieme a don Roberto Malgesini ho fatto la mia parte.

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica: art. 852 – le vie della missione

“Lo Spirito Santo è il protagonista di tutta la missione ecclesiale”. È lui che conduce la Chiesa sulle vie della missione. Essa “continua e sviluppa nel corso della storia la missione del Cristo stesso, inviato a portare la Buona Novella ai poveri; sotto l’influsso dello Spirito di Cristo, essa deve procedere per la stessa strada seguita da Cristo, la strada cioè della povertà, dell’obbedienza, del servizio e del sacrificio di sé. . ., fino alla morte, da cui uscì vincitore con la risurrezione. È così che il sangue dei martiri è seme di cristiani.”

Con la Casa Parrocchiale di San Rocco a Como, dove don Roberto svolgeva il suo apostolato, non ho quasi mai avuto contatti, so solo che c’era attivo un servizio di colazioni portato avanti da volontarie e volontari che però ho visto e conosciuto solo in due circostanze.

Quello che vorrei fare capire, nel mio ruolo di fondatrice, è questo:

Fondazione San Rocco non è un luogo e non è neanche un fare – ma è uno stile di vitaun essere in pienezza nel volere di Dio – in linea con il carisma che lo Spirito Santo ha suscitato attraverso di me per partecipazione passiva-attiva e per analogia.
Con una briciola di umiltà.

Ringrazio con cuore grande S.E.Mons. Oscar Cantoni Vescovo di Como e Mons. Ivan Salvadori, al quale sono legata da profonda e sincera stima ed amicizia spirituale e teologica, per la fiducia che mi hanno accordato sin dall’inizio.

Ringrazio i sacerdoti, le religiose, i miei famigliari e tutte le brave professioniste/i laiche/ci che hanno creduto in questo progetto e in me e mi hanno sostenuta nel faticoso cammino della mia vita.

Particolarmente grazie ai miei genitori, che dal Paradiso, insieme a don Roberto Malgesini, hanno interceduto per me Sono stati loro, infatti, i primi collaboratori di Fondazione San Rocco perché mi hanno aiutata a spiccare il volo e a sentirmi in pienezza” nell’oggi della mia vita”: felicemente figlia di Dio-donna-consacrata.

Dalla seconda lettera di San Paolo apostolo a Timoteo: 4,7-9

“Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.”

Ed è l’incontro con il Dio della Misericordia che voglio, come San Paolo, quel Dio, che come dice lui stesso: mi è stato vicino e mi ha dato la forza.