Care amiche e amici di Fondazione San Rocco,
Questa notte, in quanto non riuscivo a dormire, ho capito che dovevo rendere pubblico, ciò che è stata, una mia esperienza interiore, avuta, qualche mese fa, per Grazia e conseguente alle guarigioni che stavo ricevendo.
Non mi sto ponendo contro la Chiesa, ma in quanto il mio canale è privato, sono libera di esprimermi, in linea con il mio pensiero, senza danneggiare nessuno.
Noi sappiamo che Gesù nel vangelo “ha detto – Lui – tutto quello che c’era da dire” e che il contenuto scritto in esso non si presta a interpretazioni personali. Noi sappiamo, però, che Dio permette alla Madonna di apparire, di tanto in tanto, in qualche parte della terra, quasi sempre a bambini, per avvisarci riguardo al pericolo nel quale incorriamo se non ci comportiamo bene e se viviamo nel peccato
La parola
che ho avuto “personalmente” anche se non sono una veggente è stata questa:
“Ci sarà – un impatto – una collisione e noi le stiamo andando incontro. Sarà qualcosa che avrà a che fare con l’astro-fisica e con la quarta dimensione di Einstein, non è l’esplosione della bomba atomica, ma sarà a livello planetario
Stiamo entrando in una forma di vita
più evoluta della nostra.
La mia opinione è
il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria
Non si tratta della fine del mondo o della fine dei tempi, ma della fine di un tempo.
Apocalisse: (12,13-14-17) Visione della donna e del drago
“Quando il drago si vide precipitato sulla terra, si mise a perseguitare la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, perché volasse nel deserto verso il proprio rifugio, dove viene nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo, lontano dal serpente.
Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a fare guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù”
Riguardo allo scorrere del tempo, non sarà più come lo percepiamo noi ora, ossia, composto di attimi che si susseguono uno dopo l’altro, che però noi viviamo – solo – nell’attimo presente – della nostra vita, ma essendo tutto – in movimento – in questa – nuova dimensione spazio-temporale – noi saremo in grado di vivere la nostra vita in un – continuo fluire – fra passato, presente, futuro, senza limiti, perché saremo in un altro mondo.
In quanto mi sono abbastanza spaventata, per ciò che ho percepito dentro di me, ho fatto una ricerca e ho trovato” il contenuto” di ciò che ho vissuto nelle: apparizioni della Madonna alle veggenti di Garabandal: specificatamente:
l’Avvertimento
So che questa mia presa di posizione pubblica avrà una risonanza, anche poco piacevole nei miei confronti, ma lo Spirito Santo mi sta dicendo di dare questo avviso.
Non mi preoccupo, in quanto con tutto il parlare, di me, che è stato fatto in questi anni, ogni ulteriore giudizio che può essere espresso nei miei confronti mi è indifferente.
A tale riguardo, lascio da guardare un video, dove questo avvertimento è raccontato in prima persona dalle veggenti di Garabandal, perché coincide con l’esperienza che ho percepito e vissuto anch’io.
“www.garabandal.it che cos’è – avvenimenti profetici: l’Avvertimento”
Il giudizio della Chiesa a tale riguardo è stato di “non constat de supernatura litate” il quale non esprime né una conferma né una negazione della soprannaturalità degli eventi ma lascia aperto un possibile giudizio in un secondo momento.
A me sembra che questo momento sta arrivando.
In quanto spesso mi domando il perché delle continue vessazioni che subisco da parte del demonio e di quelle che ho subito nella mia vita passata, anche prima del mio trasferimento a Grandate, ho trovato una risposta nell’offerta della mia vita, che avevo fatto alla Madonna per
il Trionfo del Suo Cuore Immacolato
in quanto ciò che ho scritto è stata una mia esperienza e pertanto soggetta a personale interpretazione – è giusto – che “può anche non essere creduta”. Ma ora che l’ho resa pubblica sono più serena
anche il motivo per cui ho “bloccato il carisma di F.S.R” in quanto – vita consacrata – è solo di carattere teologico-dottrinale perchè – non sono in linea – su alcune prese di posizioni della Chiesa nella storia dell’oggi. Nel caso ci saranno cambiamenti è mia – volontà – continuare, ma per il momento, non me la sono sentita di trascinare – nell’errore – le anime di coloro che avrebbero voluto entrare in F.S.R.
Non sono – profeta di sventura – ma – profeta di speranza
pertanto quello che ho scritto “in-dipendentemente dalla veridicità del suo contenuto” è solo per incoraggiarvi e per spronarvi a perseverare nella via del bene e ad allontanarvi dalla via del peccato.
Il mio apostolato
durante questi mesi di silenzio “voluto”
ho potuto constatare che “Fondazione San Rocco” “si sta estendendo a macchia d’olio” senza che io faccia niente. Per spiegarmi uso queste belle frasi del vangelo di Marco: (4,26-29)
“Gesù diceva: così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno – dorma o vegli – di notte o di giorno – il seme germoglia e cresce. Come egli stesso non lo sa Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura”.
Ieri l’altro è arrivata a trovarmi la mia amica anacoreta di Tirano insieme ad una sua amica che è stata la catechista di don Roberto Malgesini e proveniente dal suo paese nativo.
Ho visto, in questa circostanza, un “segno della benevolenza di Dio” nei miei confronti, contemporaneamente, l’augurio di Buon Santo Natale, inviato da don Roberto Malgesini, attraverso questa persona, a Fondazione San Rocco e anche “la sua benedizione” per quello che sto facendo.
La cosa che mi ha colpito è il fatto che questa “donna” mi ha paragonata a San Charles de Foucauld, che – ha vissuto nel deserto – e solo – dopo la sua morte – ha visto – realizzarsi – il sogno – di avere figli e figlie
Può darsi che il beato don Roberto Malgesini
sta iniziando a – costruire – ponti dal Paradiso – intessendo – relazioni anche a mia insaputa
fra Valtellina-Como-Milano – forse – ancora più alla grande di come avevo visto nel passato, e che in definitiva, siamo tutti servi inutili, perché quando abbiamo finito di “fare la nostra parte” subentra nella sua opera, e va avanti, chi vuole e decide Lo Spirito Santo.
Dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi: la vera funzione dei predicatori (3,5-11)
“Ma che cosa è mai Apollo? Che cos’è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede e ciascuno come il Signore gli ha concesso. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceve la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.
Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto, io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo.”
Se “F.S.R.” è “opera di Dio” – avrà una continuità – al – contrario finirà:
come posso saperlo?
Dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi: Conclusioni: (3,18-19-21) (4,1-5-7-8-13-14)
“Nessuno si illuda. Se qualcuno di voi si crede sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio . . .
Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini; perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro. Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
Ognuno si consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele.
A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano, anzi neppure io non giudico neppure me stesso. Il mio giudice è il Signore. Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode.
Che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto?
Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo dati in spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini.
noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo
noi deboli, voi forti;
voi onorati, noi disprezzati.
Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete la nudità, veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani.
Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo;
Calunniati, confortiamo;
siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.
“Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi.”
Nel frattempo ho incontrato un “bravo sacerdote” che mi sprona ad andare avanti nel mio apostolato e mi sta dando – le dritte giuste – per non sbagliare e per rimanere – in-dipendente
Abbiamo anche uno “slogan missionario” che sto iniziando a distribuire. In questi giorni mi è arrivato anche da Reggio Calabria materiale da utilizzare per l’apostolato.
Sto sostenendo costi ma non chiedo niente a nessuno, in quanto mi sento forte, per il voto di povertà e per il quarto voto di abbandono che ho emesso, perché sto constatando che ”funzionano”.
Ringrazio comunque i professionisti e le professioniste
che con il loro servizio a volte “quasi gratuito” mi stanno sostenendo e mi permettono, in questo modo, di ri-distribuire ciò che mi fanno risparmiare
Uno speciale ringraziamento ai rappresentanti delle forze dell’ordine e alle loro famiglie.
Chiedo preghiere per la mamma di una ragazza che mi è stata segnalata e per il ritorno di questa figliola alla “Casa del Padre”. Per una nonnina di novantatre anni, ammalata di alzheimer, che vive sola e abbandonata dai figli . . . più tutto il resto.
Nel caso ricevete regali per Natale per favore non buttate via la carta, i fiocchetti, le coccarde, perché una volta riciclate, mi servono per confezionare pacchettini Chi abita vicino a casa mia me li potrebbe portare, in quanto la mia porta è aperta a tutti, al contrario arrivo personalmente.
Oltre alla tossico-dipendenza, la mia attenzione è rivolta anche alle mamme in difficoltà e/o che vogliono interrompere la gravidanza perché sole o perché si sentono tali. A queste mamme offro a (Dio piacendo) anche un sostegno concreto, perché è “assurdo e diseducativo” che una mamma abbia a fare nascere un bambino se poi è costretta a darlo in affidamento o in adozione.
Un Grazie di Cuore alla mia amica missionaria
in quanto ”il suo sostegno – anche – fattivo” per aiutarmi a dare continuità a Fondazione San Rocco – in questa “fase di passaggio” è stato determinante.
Stiamo collaborando
non per – tirare su muri – ma per
“costruire insieme un Mondo Nuovo.”
Riguardo a quel Tale che si è approfittato della mia malattia, delle mie guarigioni, dei miei talenti e mi ha usata come “scudo umano” per raggiungere i suoi sporchi interessi, il Signore lo abbia in Misericordia, in quanto non uscirà dal carcere del Purgatorio, fino a quando non avrà restituito fino all’ultimo spicciolo.
Questa persona non avendo “argomenti” ha trovato” vergognosamente” più facile prendersela con le donne, con i disabili e con le persone vulnerabili.
cosa insegna ai giovani?
L’Abbandono
Questa catechesi, che è il frutto della mia (ultima) esperienza con Dio e che sta sfociando nella missionarietà, esprime molto bene, nel suo contenuto – il Natale – che sta arrivando e mi permette di cominciare a parlare “seriamente” del “quarto voto di abbandono che ho emesso”
Sono partita da una riflessione sulla virtù teologale della carità e mi sono chiesta:
la carità esiste?
nel caso esiste cos’è?
in che modo posso esprimere la carità nel caso esiste?
carità: nel senso di crescita o assistenzialismo?
qual è la differenza fra: carità – altruismo – dono – interesse – gratuità?
il concetto di carità non è forse “caduto un po’ in basso” nell’oggi della nostra vita perché usato impropriamente?
Usiamo la carità – sinceramente – e – perché ci crediamo – o essa è solo ipocrisia per nascondere e mettere a tacere compensazioni affettive – vuoti esistenziali – interessi personali spesso luridi?
In sintesi:
in che modo ”l’offerta” della mia sofferenza – passata – presente – futura – di tutto ciò che ho patito durante la mia vita – conseguenza della disgrazia che ho avuto a undici anni – e – anche dell’eternità, che ho fatto alla Madonna – per il Trionfo del Suo Cuore Immacolato – ha influito sulle mie guarigioni?
in che modo “le guarigioni” che ho avuto mi stanno aiutando a “dare voce” alla carità – in pienezza – e non come surrogato di qualcos’altro?
Cosa vuole Dio da me?
La risposta che ho dato
trova il suo termine – primo e ultimo – nell’Altruismo – che esiste fra le tre persone della Santissima Trinità.
Questo concetto teologico è espresso molto bene nel libro scritto da mons. Ivan Salvadori che si intitola:
“l’autocoscienza di Gesù” “in tutto simile a noi eccetto il peccato”
del quale mi servo per cercare di spiegare il voto di abbandono, che ho emesso ma che ho innanzitutto “vissuto”, infatti
il contenuto di quello che scrivo è il frutto
di una graduale ma profonda – conoscenza di me stessa – del mio incontro personale con Dio – del Suo Amore – e non è stato semplice – lettura e studio – di questo testo
Riflessioni:
La prima carità che – dobbiamo avere – è innanzitutto – nei confronti – di noi stessi – e – di Dio – in quanto, se manca l’amicizia per noi stessi e l’amicizia con Dio ossia il legame fra l’io e il Tu:
(poiché da questa “necessità di amare Dio” e da questo “legame indissolubile” con Lui)
scaturisce-deriva-cresce-si espande
ogni altra forma di carità e di relazione che possiamo avere fra di noi
Questi due precetti: “Amore per Dio” – uguale – “Amore per noi stessi” e “Amore per il Prossimo” trovano pieno compimento nella legge dell’Amore:
Matteo: Il più grande comandamento (22,35-40)
“e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova:” Maestro, nella Legge quale è il più grande comandamento?”. Gesù rispose:
” Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento.
Il secondo è poi simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso.
Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”
Pertanto:
l’Amore per Dio, occupa nella nostra vita il “primo posto” ed è “il più Grande”.
L’Amore per il Prossimo, dice Gesù, è “simile” al primo ma “non uguale” perché è solo un “riflesso” e una “conseguenza” del primo.
Nella vita del cristiano, l’Amore per il Prossimo, si manifesta in “gesti di carità” nelle “opere di misericordia spirituali e materiali”.
Le prime
a mia opinione, sono le più difficili da praticare, perché coinvolgono, maggiormente, la nostra persona interiore e presuppongono da parte di chi le compie una grande – disponibilità – equilibrio – capacità di ascolto. Sono l’Essere
Le seconde
si riferiscono alle preoccupazioni primarie della vita: mangiare, bere, vestire, ospitare, curare, visitare, Sono il Fare
Arriviamo così al pilastro del carisma di F.S.R. – nel senso che – l’Essere che “precede” il Fare e il Fare “conseguenza” dell’Essere devono essere posti, ad un certo punto, del nostro cammino evolutivo-psicologico-spirituale, sullo stesso piano e non più come conseguenza l’uno dell’altro.
Questo concetto di amore per il prossimo, quale riflesso, dell’amore che nutriamo per noi stessi, era già stato enunciato da Aristotele, perché espressione di un “sentimento innato e comune” a tutti gli uomini anche pagani e non cristiani. Teniamo conto del fatto che Aristotele era un filosofo pagano, estremamente realista (materialista) nato (circa) nel 384 avanti Cristo.
L’Etica Nicomachea: Libro IX (I sentimenti dell’uomo verso sé stesso e verso gli amici)
“I sentimenti di amicizia verso il prossimo, ed in base ai quali si definiscono le amicizie, sembrano derivare dai sentimenti che l’uomo ha verso sé stesso. Infatti, (definiscono amico chi vuole e fa il bene o ciò che gli appare tale) per l’amico in sé stesso – o chi vuole – che l’amico esista e viva per amore dell’amico stesso:
. . .Ciascuno di questi sentimenti l’uomo virtuoso lo prova verso sé stesso. L’uomo virtuoso infatti concorda con sé stesso e desidera sempre le stesse cose con tutta l’anima. E, quindi, vuole per sé stesso ciò che è bene e tale gli appare.
. . .Quindi è perché il virtuoso prova verso sé stesso ciascuno di questi sentimenti,
perché li prova verso l’amico come verso sé stesso (l’amico, infatti, è un altro sé stesso),
che si pensa che l’amicizia sia un sentimento di questi, cioè che gli amici siano quelli che provano questi sentimenti.
Si lasci perdere per il momento se è o non è possibile l’amicizia vero se stessi . . .si ammetterà d’altra parte che – l’amicizia sussiste – in quanto ci sono due o più termini e che
il livello “più alto” dell’amicizia è simile all’amicizia verso sé stessi”
Queste relazioni “in orizzontale” che intessiamo fra di noi “pre-suppongono” come ho già detto una relazione di Amicizia con Dio “in verticale”.
Più ci – uniamo a Dio – e in conseguenza di ciò, comincia, per noi, anche – una drammatica e inesorabile discesa verso il basso – “ad imitazione di Gesù” che si attualizza in una graduale ma progressiva “morte della nostra volontà umana”.
Mettiamoci bene in testa, a questo proposito, che se non ci decidiamo, una buona volta, a “scendere nell’inferno di noi stessi,” resteremo sempre a terra, e non riusciremo, mai e poi mai, “a spiccare il volo fino alle vette della santità”, ma nel migliore dei casi ad “imitazione delle galline”, che a causa della loro pesantezza, pur avendo le ali non riescono a volare, potremo fare solo piccoli e goffi saltelli.
Fedele alla teologia tradizionale – il nostro incontro con Dio – è comunque sempre – iniziativa del Padre – in quanto – certamente – c’è in noi – una tensione verso l’alto a cercarlo – perché siamo stati creati a Sua immagine e somiglianza, e in conseguenza di ciò, portiamo in noi il desiderio innato di conoscerlo e di amarlo – ma non potremo, però, solo per questo, mai e poi mai, riuscire con le nostre sole forze ad entrare in comunione con Lui. E’ sempre “Dio” che per Grazia “si fa conoscere” a noi ed è sempre Lui che per Grazia “si manifesta” a noi anche inaspettatamente e anche contro la nostra volontà.
La mia esperienza interiore è stata quella di un Dio che si è “abbassato” su di me e si è “lasciato trovare” e non viceversa e considero ogni pretesa antropocentrica come un grande atto di superbia che la creatura compie nei confronti del Suo creatore.
La forma “più alta” di questo “abbassarsi” di Dio verso la Sua creatura
si è manifestata nel l’Annunciazione e nell’l’Incarnazione del Verbo nel Grembo di Maria
e
nel Santo Natale
Dal vangelo di Luca: L’Annunciazione (30,34-36-38)
“L’angelo le disse: “non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù … Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo. . .
Allora Maria disse all’angelo: “come avverrà questo, poiché non conosco uomo?” Le rispose l’angelo
lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio”
Allora Maria disse: “ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la tua parola”. E l’angelo si allontanò da lei”
In questo brano del vangelo ci sono – in atto – le – tre persone della Santissima Trinità:
Il Padre che prende l’iniziativa, il concepimento del Figlio attraverso l’azione dello Spirito Santo
il Verbo fatto Carne.
Non è stata Maria che ha avuto – la pretesa e la superbia di elevarsi verso Dio – ma sono state la sua “umiltà” e la sua “piccolezza” che hanno – incantato – e – rapito Dio – e l’hanno “costretto a scendere” fino a Lei.
Maria infatti nel bellissimo cantico del Magnificat (luca 1-48) dice: “perché ha guardato l’umiltà della sua serva”
Dal libro scritto da mons. Ivan Salvadori: L’autocoscienza di Gesù: (in tutto simile a noi eccetto il peccato)
“Autocoscienza di Gesù in prospettiva trinitaria: Hans Urs von Balthasar
2.Cristologia in prospettiva “kenotica”
Pag. 182 – La condizione di possibilità di ogni conoscenza teologica (anche ascendente) riposa per il nostro teologo sul presupposto ontico che Dio” scendendo dall’alto”, si è abbassato fino a calarsi nella nostra storia e, in questo modo, si è dato a conoscere.
Il punto di partenza della teologia baldhasariana coincide pertanto con la discesa verso gli uomini del Dio trinitario. Ogni possibile – ana-basis – dell’uomo verso Dio trova la sua ragione di possibilità nell’originaria – kata-basis – cristologico-trinitaria.
2.1 – la kenosi del Figlio: dinamismo incarnatorio ed ermeneutica (interpretazione) del Dio trinitario.”
Quello fra parentesi è mio,
anche il testo della lettera ai Filippesi è modificato rispetto al testo di mons. Ivan Salvadori
Dalla lettera ai Filippesi di San Paolo:
2.4 Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri
2.6 (Cristo Gesù) pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio,
2.7 ma spogliò-svuotò sé stesso assumendo la condizione di servo divenendo simile agli uomini
2.8 umiliò sé stesso
“Pag.183 – Soggetto indiscusso della “kenosi” non è per Baldhasar il Cristo incarnato, ma il Figlio di Dio “preesistente”, il quale depone (hinterlegen) cf29 presso il Padre la “forma gloriosa” che gli compete per natura al fine di intraprendere quell’ “inaudito cammino verso il basso” che lo porta a “rendersi in tutto simile ai fratelli” (Eb 2,2.17) cf30
cf 29: Pare qui utile segnalare al lettore italiano che il verbo “hinterlegen” (deporre) è abitualmente utilizzato nella lingua tedesca in connessione alla deposizione temporanea di un pegno (ein Pfand hinterlegen).Trasposto in ambito cristologico, esso evoca dunque l’idea secondo cui la deposizione della “forma Dei” avvenuta con l’incarnazione non costituisce una rinuncia definitiva da parte del Figlio alla forma divina che gli è propria, ma realizza piuttosto una condizione transeunte – non per questo meno reale – che si risolverà con la glorificazione da parte del Padre.
cf 30: “Nella kenosi del Figlio in verità – la sua vita – “forma di Dio” rimane – addietro – verso il Padre, “depositata” presso di Lui (seine Gottgestalt bleibt bein Vater zuruck, bei ihm “hinterlegt”) al tempo stesso come “pegno della fedeltà – alla volontà del Padre” e per fare – memoria al Padre – di quanto sia impegnato lui stesso nell’avventura del mondo.”
Cf 32: Le designazioni più frequenti della “kenosi” del Verbo da noi rinvenute nell’opus balthasariano si rifanno ai termini di – svuotamento – umiliazione – abbassamento – rinuncia – alienazione.
(Ho omesso di affiancare a questi termini la traduzione in tedesco)
2.2 – Dall’economia all’immanenza: Ur-kenose di Dio
Pag. 188-189 – Rispondendo alla domanda su come sia possibile ammettere un simile “abbandono” per quel Dio al quale non può essere attribuito senza contraddizione nessun “mutamento”, von Balthasar fa sua la posizione del teologo russo S. Bulgakov cf55 nell’indicare nell’”altruismo” (Selbslosigkeit) delle persone divine il presupposto di ogni possibile “kenosi” storica.
Cf 55 – S.Bulgakov, l’agnello di Dio. Il mistero del verbo incarnato, Roma 1990, pp275-326. Annota Bulgakov, commentando la prima parte dell’inno cristologico della lettera ai Filippesi (Fil 2,6-8): “Qui si parla della discesa dal cielo del Dio “eterno”, cioè non solo dell’incarnazione, ma anche dell’atto che in cielo la precedette, della decisione o volontà di Dio circa l’incarnazione. Riferire il testo sull’ umiliazione soltanto allo stato terreno di Cristo significa impoverire, indebolire il suo pensiero più acuto, la sua antitesi più ardita (. . .). In breve: non si tratta di un evento svoltosi soltanto entro i limiti della vita umana, ma di un evento celeste nel seno stesso di Dio, la “kenosi” del Dio-Verbo”( pag. 277), e aggiunge qualche pagina più avanti: Fondamento di tale variabilità nella libertà divina, nella Trinità” economica” è unicamente ed esclusivamente “l’amore di Dio che si riversa oltre i confini della divinità stessa”. (P. 286)
2.2.1 – Dia-stasi come inter-esse trinitario
Pag. 190 – Poiché il Padre si “auto-esprime” nella “generazione” eterna del Figlio e “rinuncia” ad essere Dio – solo per se stesso – questa posizione – libera – e – senza tempo – dell’altro in Dio costituisce per Balthasar “un’originaria e primordiale” “kenosi” (Ur-kenose) – in un certo senso una “supermorte” (Ubertod) – ,quella “kenosi ”alla quale deve essere attribuito a buon diritto un “carattere fondante” rispetto a tutte le altre “forme intramondane”, le quali, rispetto ad essa, potranno essere solo” successive e derivate”
Questo atto divino che genera il Figlio come “la seconda possibilità” ad avere parte all’identica divinità e ad – “essere-essa-stessa” – è la posizione di una “distanza infinita-assoluta”, all’interno della quale tutte le altre possibili distanze possono essere incluse e comprese, le distanze che possono aggiungersi all’interno del mondo finito fino a non escludere il peccato.
Nell’amore del Padre si trova una “rinuncia assoluta” – ad essere Dio – solo – per sé stesso – un “lasciare andare” dell’essere divino . . .La risposta del Figlio al possesso equiessenziale donato della divinità non può essere che un eterno “rendimento di grazie” (eucharestia) alla “sorgente” paterna, un rendimento così “disinteressato” e senza “calcolo alcuno” quale era la “dedizione prima” del Padre.
Emergendo – da – entrambi – quale loro “noi-sussistente” – respira – il comune Spirito – che un tempo tenendo aperta la differenza (come essenza dell’amore) – “la suggella” e, quale l’unico Spirito di entrambi – “le serve da ponte”.
Pag. 191 – . . . Nell’eterno generare – del Figlio-il Padre – rinuncia – pur – “senza perdersi” cf62 ad essere Dio – per – se solo – e – il Figlio – a sua volta – riconosce che “la gloria” – che gli “appartiene” non è “propria” – ma gli – “deriva” dal Padre e per questo – nella – “riproposizione” gratuita e obbediente – dello stesso movimento “kenotico” – si “riconsegna” gratuitamente a lui nella disponibilità alla missione.
Anche lo Spirito Santo, inoltre, che sullo iato della distanza paterno-filiale costituisce “il ponte” e al tempo stesso “il frutto” – vive – nel riferimento ai primi due un “analogo svuotamento”, che Balthasar si premura di spiegare più in dettaglio nell’ultimo pannello della “Trilogia” cf 63.
Il Figlio e lo Spirito sono dunque “una sola essenza con il Padre” in quanto essi, come lui
“sono puro darsi via”
Cf 62 – Concilio Lateranense IV, Capitolo II “non si può certo dire che egli (il Padre) abbia dato al (Figlio) una parte della sua sostanza, e che una parte l’abbia tenuta per sé, perché la sostanza del Padre è indivisibile, in quanto assolutamente semplice. E neppure si può dire che il Padre, generandolo, abbia trasferito nel Figlio la sua sostanza, quasi che avendola donata al Figlio non l’avesse conservata per sé”
Cf 63 – H.U. von Balthasar, Teologica II, cit., p.122: Lo Spirito “è testimone in un triplice senso:”
in quanto dice e spiega ciò che egli ha sentito, e in tal modo rende presente il Cristo vivente,
in quanto egli inoltre si ritira in una specie di “kenosi” davanti al Padre e al Figlio (e perciò come persona è difficilmente afferrabile),
in quanto infine – in opposizione a Montano e a tutti i movimenti pentecostali – devia lo sguardo da sé, così che nessuna introspezione “può osservare” l’operare dello Spirito;
Lo Spirito indica Cristo”
Questo testo di mons. Ivan Salvadori, in quanto molto difficile, l’ho modificato nella grafica, con l’unico scopo di rendere la lettura del suo contenuto più scorrevole. Mi scuso sin d’ora con mons. Ivan Salvadori nel caso troverà qualche errore di ortografia, che può cambiare il significato di quanto da Lui scritto,
Mi piace riprendere il concetto dell’altruismo del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo come – un buttarsi via – come un lasciare andare – contemporaneamente – senza perdere niente – della loro sostanza. Questo perché ognuna delle tre Persone della Santissima Trinità è sussistente e non ha bisogno pertanto di – dare per ricevere – in cambio qualcosa.
Nella sua pienezza Dio può – darsi e riceversi – restando immutabile.
Noi creature, al contrario – essendo limitate e finite – in quanto a causa del peccato originale, abbiamo perso l’Amicizia con Dio, siamo portate a relazionarci per necessità. Difficilmente diamo, gratuitamente qualcosa, senza chiedere niente in cambio, e non mi riferisco solo ai beni materiali. Per il fatto, che tutti portiamo in noi, questa “mancanza di qualcosa”, può succedere, che nel momento stesso, in cui diamo, in realtà, cerchiamo, questo qualcosa “nell’altro” e la carità può diventare solo uno – riempimento egoistico – di un vuoto che in realtà solo Dio può colmare.
Entra in te stesso
vivi in pienezza la tua vita – vivi secondo uno stile di vita nuovo – secondo un pensare nuovo – Impara a conoscere te stesso – muori a te stesso – e poi – con umiltà – potrai andare – verso l’altro – senza danneggiarlo.
Non esiste altruismo – non possiamo – donare noi stessi – agli altri
se non abbiamo una chiara – auto-coscienza – della nostra Figliolanza con Dio e una altrettanta buona – conoscenza – di noi stessi
Al contrario accade che sono i – poveri che aiutano noi – nel dare un senso alla nostra vita;
infatti, può accadere, che nel – tentativo di riempire – quel – vuoto esistenziale – quella – ferita – che noi tutti ci portiamo dentro (che è quella di non sentirci amati), cf. 1 di non sentirci accettati dagli altri e innanzitutto da noi stessi – per quello che siamo – rendiamo gli altri – a loro volta – schiavi – e li deprediamo – della loro libertà e dignità – perché – diciamo – che hanno bisogno di noi – ma in realtà ci aiutano a mascherare – le zone d’ombra – che abbiamo in noi.
Cf. 1 Padre Gaetano Piccolo
Da qui deriva la – volontà di dominio – e di possesso – sulle creature vulnerabili
Gianni Baget Bozzo: L’anticristo-Il principe delle tenebre opera nella storia dalle piccole fessure:
Satana e il peccato umano pag. 122
“L’uomo, come l’angelo, diviene chiuso in sé stesso, perde la dimensione relazionale come dimensione naturale. Essa gli è imposta dalla necessità e si realizza perciò sotto il segno del dominio della divisione tra servo e padrone. La storia dell’uomo diviene, invece del luogo della soggezione a Dio e della relazionalità umana, il luogo della lotta dell’uomo contro l’uomo.”
Maggiore è la nostra pienezza, maggiore è la capacità di donare gratuitamente (senza chiedere niente in cambio), quando non abbiamo più niente da – aggiungere e da togliere – al nostro grado di santità – solo – in questa fase della nostra vita – riusciremo a praticare
“l’eroismo delle virtù.”
Le compensazioni affettive che spesso si cercano anche – involontariamente – nel praticare opere di misericordia – spesso sono le più frequenti – soprattutto – nella vita consacrata.
Stavo riflettendo in questi mesi, sul perché molti giovani, fanno uso di sostanze, alcol, farmaci ecc.
Cosa sostituiscono queste sostanze? Lacune affettive!
Prima dobbiamo – lasciarci aiutare – ad – aiutare noi stessi – e poi saremo in grado di – autentici slanci di carità (questa regola vale per tutti)
Lascio da guardare, ascoltare e meditare un video relativo ad una catechesi di Padre Gaetano Piccolo-Gesuita che può facilitare la comprensione di questo mio ultimo scritto.
youtube – Padre Gaetano Piccolo-Venite dietro a me, dice il Signore, vi farò pescatori di uomini
(FSP Sicom)
Auguro a quanti e a quante mi leggeranno i miei più sentiti auguri di Buon Santo Natale e lascio da ascoltare questa canzone dei Nomadi, che si intitola Vagabondo perché rispecchia la mia essenza.
È un modo simpatico per sentirci – in relazione e in comunione – fra di noi.
youtube – I Nomadi Topic – Io Vagabondo (che non sono altro) 8 luglio 2015
Buona Continuazione del Percorso
Fondazione San Rocco
Il Presidente
Maria Cristina Nava
Grandate, 21 dicembre 2023