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La realtà della mia chiamata

Care amiche e cari amici di F.S.R,

riprendo oggi a scrivere dopo alcuni mesi di silenzio durante i quali ho molto studiato e riflettuto riguardo al destino di Fondazione San Rocco.

Come il solito quando la Spirito Santo gira via e mi depista lo fa sempre in modo abbastanza cruento ma del resto è la realtà della mia vita e mi sottometto.

Con questo mio scritto non voglio evangelizzare ma voglio raccontarvi quello che è accaduto in me durante questo tempo di silenzio.

Domenica scorsa, in quanto volevo recarmi in Cattedrale, ho trovato fortunatamente un piccolo parcheggio nei pressi della stazione a Como-zona lago. Poco vicino c’erano due ragazzi tossicodipendenti, con la classica bottiglia di birra penzoloni dalla mano e semplicemente ho cercato un contatto con loro. Erano due ragazzi giovanissimi ai quali si è unita una ragazza. Si è creato un assembramento.

Al di la della gentilezza che hanno dimostrato nei miei confronti mi ha colpito molto l’ingresso nel gruppo di questa ragazza, aveva gli occhi neri e pesti a causa della debilitazione fisica, ma pur tuttavia, quando mi sono incamminata per andare via mi ha salutata dicendomi molto cordialmente “Buona giornata”.

Erano circa le quattro del pomeriggio e questo suo atteggiamento gentile mi ha riscaldato il cuore.

In questi giorni continuo a pensare – a questi giovani che vivono ai margini della città – e per questo motivo non riesco più a concentrarmi nello studio in quanto il mio pensiero è rivolto a loro.

Dopo tre anni circa di vita anacoretica, questa presa di posizione dello Spirito Santo nella mia vita mi ha un po’ scombussolata, ma quello che sto capendo è che invece di andare in Cattedrale a pregare devo recarmi a Como, in giro sulle strade, alla ricerca di questi ragazzi.

In quanto lo Spirito Santo mi ha confermato che ho raggiunto – il mio grado di santità – perché – Gesù si è Incarnato in me – come in una piccola Maria – sto tranquilla e intendo corrispondere con serenità a questa chiamata.

Del resto l’ho già detto:

dobbiamo essere come tante – piccole Marie – che camminiamo sulle strade della città – ma non per portare il nutrimento materiale che perisce – ma per portare Gesù – a quanti assetati d’Amore e feriti nel loro Cuore reclamano affetto – giustizia e calore umano

Cosa devo fare di preciso ancora non lo so

ma sicuramente, come già detto, il mio apostolato è rivolto alle pecore perse della citta di Como, ai cittadini e alle cittadine italiane, che per qualsiasi motivo, che non sta a noi indagare, hanno perso la loro dignità.

Questa chiamata

che finalmente è arrivata, non si è improvvisata in questi giorni, ma è il frutto di anni di mia personale sofferenza, e delle guarigioni che ho avuto in questi ultimi anni.

Inoltre e lo dico sinceramente la prima anima che ho – ri-portato a Gesù – è stata quella di una ragazza tossicodipendente-eroinomane, che ho incontrato quando ero molto giovane, quando ancora non conoscevo la droga e gli effetti devastanti che essa provoca nel corpo-nella psiche e nell’anima di una persona.

Questa ragazza, ho impiegato circa quattordici anni ad avvicinarla a Gesù, mi scriveva e io le rispondevo.

Questa ragazza, che era intelligentissima, alla fine, nei suoi scritti, parlava di Gesù meglio di me, salmi alla mano, e mi ringraziava per le preghiere e per l’esperienza gioiosa della sua conversione. Ella ha fatto una buona morte e si è salvata.

Assicuro che l’atteggiamento di queste due ragazze nei miei confronti è “un miracolo”

Cos’è successo in questi giorni nella mia vita?

È successo che il cerchio si è chiuso e sono ritornata alla vocazione della mia giovinezza.

Nel frattempo in questi mesi ho intensificato i miei contatti con una ragazza di trentadue anni che considero “mia prima figlia”.

È un’artista e di professione è restauratrice di Chiese. Questa giovane sta dimostrando nei miei confronti un grande affetto, ma soprattutto prega per me, e sia nella bella come nella cattiva sorte non mi sta abbandonando.

È un tesoro ed è la Figlia ideale che tutte le Madri vorrebbero avere e mi ha assicurato che quando avremo Casa Famiglia mi dipinge “un murales”:

all’insegna dei giovani

Sto capendo che Fondazione San Rocco è destinata ad espandersi. Sono circondata da persone meravigliose che mi sostengono con il loro comportamento, anche senza accorgersi, perché credono in quello che sto facendo.

Il 15 settembre mi sono recata a San Rocco e ho partecipato alla santa messa in suffragio del Beato don Roberto Malgesini e alla processione, con la Statua della Madonna Addolorata, che da San Rocco ha raggiunto la Parrocchia di San Bartolomeo.

Sono stata sostenuta da una mia amica anacoreta di Tirano che ha conosciuto personalmente il Beato don Roberto Malgesini.

È stato molto bello.

Il Beato don Roberto Malgesini sta intercedendo e mi sta dicendo di proseguire lungo questa strada, infatti domenica al mio ritorno da Como, sono stata affiancata dalla Polizia Penitenziaria e all’istante ho capito che don Roberto Malgesini sta vegliando su F.S:R. e non mi sta abbandonando

Il Don non molla

quando cerco di sguinzagliarmi – attraverso monsignor Ivan Salvadori – mi riacciuffa sempre

Dal Vangelo di San Luca: 7,43-45

“Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.”

Di seguito pubblico un mio scritto che ho inoltrato in data 3 ottobre 2021 a Sua Santità Papa Francesco con il quale intendo definire ulteriormente la mia posizione con la Diocesi.

In quanto nei confronti di Monsignor Oscar Cantoni ho parlato – sempre – e – solo bene – non capisco perché mi abbia umiliata così grossolanamente e pubblicamente. Purtroppo questo Suo sgarbo ha influito molto negativamente in me e nelle relazioni stesse con la Spettabile Diocesi di Como.

Mons. Oscar Cantoni, con questo suo commentare su di me, pubblicizzando, attraverso pensieri Suoi artificiosamente inventati, situazioni della mia vita personale, mi ha defraudata della mia intimità e mi ha esposta al ludibrio.

Nei Suoi confronti non voglio procedere per vie legali in quanto ho di meglio da fare.

Mons. Oscar Cantoni – con il Suo direha fatto le Sue scelte. La stessa cosa vale per don Roberto Pandolfi.

Personalmente anch’io ho fatto le mie, e cerco, sostenuta dalla Grazia, di portarle avanti con coerenza.

Con la pubblicazione del mio scritto a Sua Santità Papa Francesco intendo dimostrare che anch’io sono stata utile a qualcosa, in quanto non capisco, perché i meriti debbano sempre prenderli le altre.

Considero sicuramente la nomina di Mons. Oscar Cantoni a Cardinale un grande dono che la Diocesi di Como e Fondazione San Rocco abbiamo ricevuto.

In quanto Sua Eminenza si è permesso di fare commenti – pubblicamente – su di me – a mia insaputa – anch’io mi sono permessa di esprimere pubblicamente quello che penso di Lui.

Illustrissima Sua Eminenza

Lei che si – auto-definisce – Padre – e che per questo motivo – non può sempre dire di sì – ma qualche volta – deve anche dire di no – altrimenti deve cambiare mestiere – non mi sembra che si è comportato tanto bene con me dal pulpito dal quale ha parlato.

Sono orfana di papà dall’età di dieci anni, me la sono cavata egregiamente con la mamma e con le mie sorelle, ho imparato a fare a meno del papà, a maggior ragione faccio a meno anche di Lei.

Nel caso Lei non era contento di me poteva, già da tre anni a questa parte, continuare con coloro che potevano corrispondere meglio di me alle Sue aspettative.

Sono Figlia della Chiesa – e rimango sempre al Suo Servizio

Con l’occasione porgo a Lei e a tutti gli amici e amiche di F.S.R. i miei più cordiali saluti.

Lascio da vedere e ascoltare un video: Youtube

Padre Gaetano Piccolo S.J: riconciliarsi con la propria storia.

Per Sua Santità Papa Francesco/Fondazione San Rocco

Gentilissima Sua Santità Papa Francesco,

mi rivolgo a Lei perchè vorrei avere la Sua luce e la Sua Benedizione di Nostro Santo Padre riguardo ad un progetto caritativo che penso mi è stato indicato dallo Spirito Santo ma che non riesce ad evolversi nella concretezza della realtà.

Mi chiamo Maria Cristina Nava e abito a Grandate (Co) diocesi di Como.

Circa un anno e mezzo fa in seguito ad una vera crisi spirituale provocata in me dalla pandemia ed essendomi trovata io stessa in grave disagio economico ho avuto l’intuizione di mettere a disposizione della Santa Chiesa e dei poveri un piccolo capitale che avevo in previsione di ottenere e derivante dalla vendita di un immobile di mia proprietà.

In seguito poi all’uccisione di don Roberto Malgesini, sacerdote e martire della carità, a me sembra che lo Spirito Santo mi abbia indicato di mettere a disposizione le mie risorse per continuare sulla strada tracciata dal Don a San Rocco in Como.

Ho iniziato ad avere contatti scritti con Mons. Ivan Salvadori, Vicario Generale della Diocesi di Como e attraverso un percorso mio interiore è emersa l’intuizione di dare vita ad una Fondazione di vita consacrata laica con l’obbiettivo principale di dare alla Santa Chiesa figlie e figli che attraverso la loro consacrazione e la loro testimonianza possano mettersi al servizio dei poveri e della Chiesa.

Oltre al voto di povertà radicale senza rendite-obbedienza a S.E.Mons. Vescovo e castità ho emesso personalmente un quarto voto di abbandono.

In quanto fra Gesù e me non esiste più il mio e il Suo ma esiste soltanto il nostro e la comunione dei beni, io sono soltanto la sua piccola portavoce ma, mi sembra, che in tutto questo stiamo perdendo di vista l’essenziale: la carità nei confronti dei poveri.

Mi rivolgo a Lei perché mi sento molto in linea con quello che pensa e dice Lei, soprattutto nella Sua Lettera Apostolica in occasione della Vita Consacrata, ho trovato quello che ho scritto e ho pensato io.

Lei parla spesso della crisi perché dice che le crisi sono una benedizione. lo ci sono passata attraverso queste molteplici crisi che da una parte mi hanno ridimensionata nell’autoreferenzialità e guarita e dall’altra mi hanno fatta crescere.

Sono orfana di papà dall’età di dieci anni ed invalida da quando ho dodici anni in seguito ad una disgrazia che ho avuto e che mi ha portata in fin di vita.

La vita è stata molto dura con me ma vorrei avere ancora questa opportunità di mettere ancora le mie risorse e i miei talenti al servizio di chi sta peggio di me.

Lo Spirito Santo mi sta indicando Lei, Sua Santità, anche perché il mio caro papà è trapassato proprio il 4 ottobre del 1969, nel giorno di San Francesco d’Assisi e non mi ha lasciata orfana. La mamma è deceduta tre anni fa il 26 settembre giornata mondiale dei rifugiati, degli emigrati, dei senza dimora e da parte della nonna materna Luigia Ratti sono quarta cugina di Papa Ratti (Pio Xl) e di questo mi sento molto onorata.

Sua E.Mons. Vescovo Oscar Cantoni è stato nominato da Lei Stesso il 4 ottobre del 2016 e Lei non sa quanti altri segni ho avuto e che mi indicano Lei attraverso San Francesco d’Assisi.

Personalmente sono nata il 31 luglio 1959 Sant’lgnazio di Loyola e Lei è Gesuita. Questa circostanza Le fa tanto onore Sua Santità anche perché l’immobile di mia proprietà sono riuscita a venderlo dopo molte peripezie il 28 luglio di quest’anno per intercessione di Sant’lgnazio di Loyola al quale mi sono raccomandata.

Per S.E.M Vescovo stravedo e considero Mons. Ivan Salvadori mio fratello e mi considero Figlia della Chiesa al Suo servizio.

Di tutto ciò che ho scritto che riguarda la mia spiritualità e il Progetto Fondazione San Rocco e di tutto ciò che riguarda la mia salute è a conoscenza la Diocesi di Como nella persona di Monsignor Ivan Salvadori.

Posso sembrare impulsiva e imprevedibile a volte, ma mi creda Santo Padre Papa Francesco, che proprio attraverso queste “crisi benedette”, come le chiama Lei, trovo di volta in volta l’opportunità per ricominciare in modo sempre più maturo e radicale e attraverso di esse lo Spirito Santo mi indica la strada: che ora mi sta portando da Lei.

In quanto non sto ricevendo una risposta concreta da parte della Diocesi ho pensato di rivolgermi a Lei e di fare a Lei questa confidenza per sapere cosa ne pensa perché la situazione ha preso una piega che non mi sembra più tanto chiara e pertanto non so più cosa devo fare, se devo continuare a obbedire o se devo lasciare perdere ed utilizzare i miei soldi in altro modo e ritirarmi a vita privata. Dovrebbero dirmelo con chiarezza perché questa crisi sta sfociando in un conflitto e come dice Lei, Santo Padre, il conflitto è brutto perché provoca divisione.

Non so se verrà a conoscenza di questo mio scritto, ma creda che ciò che desidero è solo fare qualcosa per i poveri, essere povera con i poveri.

Mentre mi raccomando alle Sue preghiere anche da parte mia assicuro preghiere per Lei.

Nel ringraziarla Le porgo Gentile Santo Padre Papa Francesco i miei più distinti saluti di figlia. Ora che Le ho scritto sono più serena e faccio quello che dice Lei.

Maria Cristina Nava

Grandate, 3 ottobre 2021 Trapasso al Cielo di San Francesco d’Assisi

Grandate, 27 settembre 2023

Fondazione San Rocco
Il Presidente
Maria Cristina Nava