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Prima catechesi
ai volontari di don Roberto Malgesini

La condivisione della Cena e la Persona di Gesù: Uomo-Dio

Cari ragazze e ragazzi,

in quanto sto aspettando una risposta dalla Spettabile Diocesi di Como, circa la fusione del carisma di Fondazione San Rocco con ente privato laico no profit, in quanto sono sempre l’ultima a sapere le cose, ho pensato di scrivere una serie di catechesi, indirizzate a voi, per cominciare a conoscervi e nel caso Dio vorrà, anche personalmente.

Ho saputo ieri sera, attraverso un video di Diego Fusaro, difficilmente infatti vengo a conoscenza delle notizie in tempo reale, della grave alluvione avvenuta in Romagna e in quanto sono rimasta molto colpita dall’esperienza raccontata da una giovane mamma, che voleva salvare a tutti i costi suo figlio, è stata soccorsa da un ragazzo coraggiosissimo che ha preso sulle spalle il bambino e a nuoto seguito dalla mamma hanno trovato la salvezza.

Il mio pensiero è volato subito all’attività instancabile dei molti volontari sparsi sul territorio perché con la vostra testimonianza siete segno di speranza.

Vorrei spiegare con questa catechesi perché lo Spirito Santo, attraverso il mandato ricevuto da don Roberto Malgesini, ha voluto Fondazione San Rocco.

Rispetto a due anni e mezzo fa, quando ho iniziato a scrivere, le cose sono cambiate molto, nel senso che all’inizio non sapevo neanch’io cosa dovevo fare, poi strada facendo, lo Spirito Santo mi ha guidata lungo vie che neanche conoscevo e che sono riuscita ad interpretare, solo ora con l’aiuto di mons. Ivan Salvadori e dei Canonici della Cattedrale

Nel senso che F.S.R. è nata ed è questo il mio compito

ma si sta attualizzando, ora, attraverso il vostro generoso servizio di volontariato.

Perché a me spetta solo di farvi capire come potreste trasformare questo vostro servizio di carità in vita consacrata.

La prima cosa che dobbiamo fare è di evitare le divisioni fra di noi. (Prima lettera di San Paolo ai Corinzi: 1,10-16)

La seconda cosa è quella di non guardarci indietro, per non ri-tornare con la memoria a fare rivivere don Roberto Malgesini nel nostro immaginario. Nel senso che don Roberto Malgsini non c’è più, ma dal Paradiso ci sta guardando, ed è contento per quello che abbiamo fatto insieme fino ad oggi perché vuole bene a tutti e a tutte senza distinzione.

Don Roberto Malgesini è il chicco di grano che è morto e che è germogliato attraverso di me.

voi siete il frutto di questo essere morto – di fatto – del Beato Don Roberto Malgesini – e – della morte – della mia personale volontà.

Oltre ad essere il frutto di questa pianticella, che Dio ha voluto piantare nel giardino della nostra Chiesa Diocesana, per abbellirla ulteriormente con la novità del nostro carisma, voi siete anche l’ossigeno, la nuova linfa e forza motrice che tiene in vita tutta la baracca.

Fondazione San Rocco è novità di vita nello Spirito ed opportunitàper realizzare in pienezza – il Progetto che Dio ha su ciascuno di voi sin dall’eternità: ovvero la vostra personale santificazione e per sostenere la nostra Chiesa (Diocesana) in questo momento difficile che sta attraversando.

Pertanto la realizzazione concreta del carisma di F.S.R si manifesterà in due momenti distinti che anche lo completano:

L’Essere                e                il Fare

Questi due aspetti di vita che sembrano – opposti – e- non compatibili – fra di loro nella realtà: in realtà si completano a vicenda perché solo così potrete vivere il vostro nobilissimo servizio di carità nel volontariato – in pienezza – per trasformarlo – nel caso qualcuno avvertirà in sé la chiamata specifica – in uno stile di vita più impegnativo e coinvolgente: alla sequela di Gesù.

Il fatto che voi ci siete è perché avete già risposto ad una chiamata, nel senso che lo Spirto Santo si è già fatto sentire in ciascuno di voi ora avete solo bisogno di una formazione.

Per spiegarvi questo concetto fondamentale del carisma di F.S.R. e il suo ruolo specifico all’interno della Chiesa Diocesana inizio con un brano del Vangelo di San Giovanni: 12.1-8

“Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti e qui fecero per Lui una cena.

Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse:

Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?”

Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro, e siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.

Gesù allora disse: “Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me.

Punti di riflessione:

1-Betania significa: Beth, in ebraico, casa, mentre la parte restante del nome ha origini controverse. La versione più accredita è quella di Casa del Povero

2l’accoglienza ospitale di Marta, che serve, di Lazzaro che è commensale e intrattiene Gesù, Maria che versa il profumo.

3L’aroma del profumo che si spande nella casa.

4-L’intervento perfido di Giuda Iscariota.

5-L’intervento di Gesù a difesa di Maria e l’elogio rivolto a lei per il gesto compiuto.

6-L’attenzione che Gesù attira su se stesso più che sui poveri

1 Riflessione

Questo brano del vangelo di Giovanni segna la fine del Ministero pubblico di Gesù ed è posto come preliminare dell’Ultima Cena.

Si tratta a mio avviso di un momento “oscuro” e “drammatico” per Gesù che è consapevole della Sua imminente cattura-passione e morte sulla croce. Nessuno è a conoscenza di questo Sua sofferenza interiore e del conseguente Suo distacco dal mondo e dalle persone alle quali ha voluto bene.

Cosa fa quindi Gesù? Si reca in questa casa di amici per stare con loro, insieme ai suoi discepoli, Gesù sa che in questa casa troverà calore e accoglienza. Gesù in questa casa, insieme a Lazzaro, Marta e Maria si riposa e si rilassa. Qui traspare l’Umanità di Gesù

1 Meditazione

Marta e Maria – sono due donne: sottolineo il gesto cordiale e amoroso di entrambe le sorelle.

Marta che come il solito è indaffarata nel servizio, Maria che come il solito ha un atteggiamento insolito per le donne di quel tempo. Perché infatti è un po’ audace.

Entrambe le sorelle rispondono all’arrivo dell’ospite, magari anche inaspettato, con la stessa generosità e con il medesimo slancio d’amore tipico dell’accoglienza femminile, ma ognuna secondo la propria indole: le due donne danno due risposte diverse, ma ugualmente generose, che lasciano, entrambe, intravedere l’importanza della figura femminile acconto a Gesù, che era un uomo come tutti gli altri, e pertanto, bisognoso anche lui del loro servizio e della loro dolcezza.

Marta risponde prontamente con un servizio – di fatto – nei confronti di Gesù e dei commensali

Maria risponde con – un gesto – rivolto – esclusivamente – alla persona di Gesù

2-Meditazione

Dopo l’accoglienza nella nostra vita, Gesù – ci chiama – subito – come gradino successivo – a – vivere in una grande intimità con Lui, perché in questa intimità che si instaura fra amici, (fra Lui e noi) scaturisce l’ascolto della sua voce e della sua parola – che ci indica qual è la nostra vocazione specifica a cui – seguirà – la nostra risposta.

Anche Gesù prima di compiere qualche miracolo o – prima di fare – qualcosa di importante – si raccoglieva – sul monte a pregare, solo, perché voleva rimanere – in intimità – con il Padre Suo.

Restava tutta la notte

a tu per tu con il Padreper unire la propria volontà alla sua – e – per attingere da lui forza per compierla.

Gesù – era uomo – ma in quanto anche – vero Dio – nella sua divinità – lo poteva capire solo il Padre.

Dobbiamo pertanto imparare a vedere Gesù in questa Sua Sacra Umanità che nasconde la Sua Regale Divinità.

Anche don Roberto Malgesini – che a differenza di noi – viveva già in pienezza – l’unione con Dio, attraverso il suo ministero sacerdotale, iniziavasempre – la giornata con la preghiera – nel senso che – rivolgevacome prima cosala sua attenzione verso questa Sacra Regalità del Verbo Incarnato – nel Mistero della Santissima Trinità.

Il filo rosso è questo: Sapere ritagliare nella giornata spazi di silenzio e di preghiera per riuscire a rimanere ogni tanto in comunione con Dio.

Questo è – il punto di partenza – che distingue – il nostro essere – in Gesù, con Gesù per Gesù e che di conseguenza da un senso anche – al nostro fare – in Gesù, con Gesù, per Gesù – che vediamo nei poveri.

Dovete imparare ad essere contemplativi nel mondo, nel senso che la passività della contemplazione precede sempre l’azione. Non esiste apostolato senza che prima ci sia stato questo coinvolgimento e aggancio interiore di comunione profonda con Dio

2 Riflessione

L’intervento perfido di Giuda, il traditore, mi fa pensare al momento oscuro che la Chiesa sta vivendo, con il nemico che l’attacca dall’interno e dall’esterno. Il Calvario che sta attraversando la nostra Chiesa: una vera notte oscura, ma anche gestazione, per il ri-nascere di una nuova Chiesa più povera ma sicuramente più bella:

Risurrezione e nuova Pentecoste.

Gesù fa notare infatti che i poveri “li avete sempre con voima non sempre avete me”. Gesù sa che tra un po’ la Sua scena nel mondo finirà – e pertanto – richiama l’attenzione sulla sua personaper insegnarciil culto nei suoi confronti e a mettere Lui al centro delle nostre attività – altrimenti – pur buone che siano rimangono solo umanesimo.

Meditazione

Dall’Anticristo di G.B.Bozzo: La recezione del Vaticano II

“L’attività socialenon è – il centro della Chiesa, (se non come manifestazione della vita interiore): anche nella carità verso il prossimo. Non a caso le opere sociali prendono spesso le forme di una congregazione religiosa, cioè di un Istituto che ha per centro fondamentale la santificazione dei membri e quindi la contemplazione, la preghiera, la vita interiore. L’attività è sempre subordinata all’accettazione dei voti religiosi: diviene perciò l’oggetto specifico dell’Istituto, ma non il fine principale di esso né delle singole persone.”

Purtroppo:

“Non è più la centralità dell’uomo interiore che conta, è invece la dimensione dell’opera esteriore.”

Dal Vangelo di Marco (14,3-9)

“Gesù si trovava a Betania nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavolagiunse una donna – che aveva un vaso di alabastropieno – di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella – ruppeil vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra di loro, che si indignarono: “perché questo – spreco di profumo? Si poteva – venderloper più di trecento denari e darli ai poveri! Ed erano infuriati contro di lei.

Allora Gesù disse: “Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti – li avete sempre con voi – e potete fare – loro del bene quando volete – ma non sempre avete me. Ella ha fattociò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei – si dirà – anche – quello che ha fatto.

Punti di Riflessione:

1-Gesù è ancora a Betania, in casa di Simone il Lebbroso, per lebbroso si intende attraverso una traduzione scorretta l’esseno. Simone probabilmente era il papà di Lazzaro, Marta e Maria e pertanto si è creata un po’ di confusione.

2-Mentre era a tavola, giunse una donna, con un vaso di alabastro pieno di profumo di grande valore.

3-Lo ruppe e versò il contenuto sul capo di Gesù

4-L’indignazione delle persone presenti, probabilmente anche i discepoli di Gesù. La conseguente loro furia nei confronti di questa donna.

6-L’attenzione di Gesù nuovamente rivolta al gesto della donna nei suoi confronti più che nei confronti dei poveri.

Riflessione:

In questo brano del vangelo la protagonista è una donna. Gesù non ci indica chi ella sia. Sicuramente, donna audace come Maria, che entra – ir-rompe – nella vita di Gesù e dei commensali – all’improvviso – e – senza neanche essere stata invitata. Gesù infatti è già a tavola, ma lei che è una donna, osa ugualmente avvicinarsi a Lui – per compiere questo gesto di culto nei Suoi confronti – e – contemporaneamente di carità – in previsione della Sua morte e sepoltura.

Meditazione

La prima cosa che mi viene in mente riguardo all’atteggiamento di questa donna – è che ella- lasciando perdere ogni pregiudizio nei confronti del mondo – maschile giudeo – nel quale viveva, pur di avvicinare Gesù – so-spinta – da un grande Amore per Lui non ha guardato in faccia a nessuno e se n’è infischiata anche del rispetto umano e di cosa avrebbe detto la gente: ovvero dell’opinione pubblica.

Quest’immagine ci indica che – nulla – dobbiamo anteporre all’amore di Cristo – se vogliamo stare con Lui.

Nel senso che, oltre allo sfidare l’opinione “dei molti qualunquisti” dobbiamo anche sacrificare qualcosa di nostro e che per noi può avere un grande valore: ovvero il distacco.

Questo vaso “colmo-pieno” di un profumo preziosissimo che la donna “rompe-spacca” per versarlo sul capo di Gesù a me dà l’idea – della verginità – intesa – come pienezza di vita – che possiamo già godere sin d’ora se rimaniamo strette a Gesù e ai Suoi insegnamenti.

Riprendendo il brano del vangelo precedente è anche “l’aroma del profumo” – che si sparge nella casa e che rappresenta “la fragranza delle virtù” che – se vissute in noisi spandono – di conseguenza nell’ambiente circostante a dove noi siamo – cosicché – tutte le persone che incontriamo nel nostro quotidiano vengono da esse imbevute e coinvolte.

Questa azione buona che ella ha compiutol’avere fatto quanto era in suo potere
è il – lasciare il nostro niente per il Tutto      per       ricevere in cambio       il Tutto per il Tutto anche se questo scambio di donisi realizzerà pienamente – solo quando – si squarcerà anche l’ultimo velo – che ci tiene legati a questa vita – perché lo vedremo così come Egli è – nella Sua Gloria – e questa sarà la nostra beatitudine.

Questo gesto di attenzione con il quale ella ha unto in anticipo il Corpo di Gesù per la sepoltura ci rimanda all’Ultima Cena.

Queste mie riflessioni personali possono servire a voi come traccia per un ulteriore approfondimento della parola, ma quello che suggerisco, è di ritagliare – di fatto – nella vostra giornata – un momento di silenzio interiore e di attenzione nei confronti di Gesù.

Maria Cristina Nava

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