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Ho appreso dalla cronaca, ieri 27 dicembre, il fatto accaduto a Milano di questa ragazzina che ha partorito un bambino in condizioni di disagio e successivamente ha deciso insieme al suo compagno di non riconoscerlo:
per dare la possibilità a questo loro bambino di avere un futuro migliore attraverso la sua l’adozione.

Per questo bambino la decisione presa da Sabrina è stata la cosa migliore: sperare di garantire a questo bambino, che è nato anche prematuro, un avvenire sereno.

Dalle notizie riportate in internet:

“Sabrina ha raccontato personalmente un passato buio di sofferenze psicologiche e che era seguita dai servizi psichiatrici in Sardegna.”

“Sabrina ha anche raccontato di avere avuto un’interruzione di gravidanza da minorenne e che, avrebbe fatto lo stesso, anche questa volta, se si fosse accorta di essere in stato interessante.”

“Sabrina non si è accorta perché da tre anni non aveva più il ciclo.” Sabrina ha 24 anni!

Ma con che coraggio l’Italia “in chi la rappresenta”

ha potuto lasciare questa ragazzina al freddo, in una tenda collocata nei pressi di una metropolitana, con gravi problemi di salute psicofisica in stato interessante?

“Questa ragazzina ha anche raccontato che avevano proposto per lei e per il suo compagno il dormitorio, ma che non avevano voluto separarsi.”

Ma secondo voi: una situazione così delicata segnata evidentemente da un grave disagio, la si può risolvere semplicemente e con molta distanza, con il dormitorio? È chiaro che no!

Per questo motivo ritorno ancora sul mio pensiero: che alle persone fragili come Sabrina:

bisogna garantire la continuazione della gravidanza dignitosamente;

ma soprattutto: bisogna garantire a Lei, come a tante persone fragili, la possibilità di vivere anche con i loro compagni, senza dividerli almeno all’inizio in un ambiente protetto.

Ritorno sul mio pensiero già espresso riguardo alla fondazione di una Casa Famiglia

dove persone con disagi mamme e papà in difficoltà possono trovare accoglienza e ri-trovare, la loro dignità di persone e di figlie di Dio.

Nello stesso tempo, un accompagnamento e un percorso ri-educativo graduale,  mirato al loro re-inserimento nel sociale e nel lavoro, dove è possibile, senza fare solo assistenzialismo.

Queste persone vanno aiutate perché innanzitutto, sono ammalate, e pertanto, senza un sostegno fattivo, non riusciranno mai a farcela da sole.

Apriamo le porte agli immigrati che scoppiano di salute e che poi vanno in giro ad aggredire le donne, ai profughi, ingrassiamo gli scafisti, le ong e i traffici mondialisti e non ci prendiamo cura delle pecorelle di casa nostra?

Questo atteggiamento di tutti mi sembra – cristianamente – inaccettabile e disumano.

Predichiamo tanto che la natalità è diminuita e la famiglia è crollata e non alziamo un dito per sostenerla?

Mi rivolgo principalmente alla Chiesa e a tutti: tiriamola su questa Casa Famiglia!

Cara Sabrina,

io ti capisco e vorrei fare qualcosa per – tutte le Sabrine – che si trovano in una situazioni di disagio e di povertà come la tua:

lo sto facendo con la mia voce e come portavoce.

Abbiate il coraggio di portare avanti la vostra gravidanza, perché il bambino che portate in voi, è sempre frutto dell’amore ed è sempre una benedizione, un esempio per tutti noi.

Anch’io sono passata da una forte sofferenza psico-fisica ma so, per esperienza, che non c’è nulla di irreversibile con l’aiuto di tanti con la buona volontà e con la fede – Almeno ci proviamo!

Scrivetemi all’indirizzo mail che trovate perché insieme una soluzione la possiamo trovare, soprattutto quando si tratta di bambini e dignità della persona.

Coraggio non – siamo – sole siamo in tante.

Con affetto e grande stima

Maria Cristina

Grandate, 28 dicembre 2022
nella Festa dei Santi Martiri Innocenti